Peggy Guggenheim: un lasciapassare per l’eternità
Faccio parte della cerchia: “Non ho mai visto il film Titanic e me ne vanto!”. Ne ho sempre solo sentito parlare e devo dire che già così mi basta…
Stavo pensando a tutta la manfrina che raccontano…al fatto che l’orchestra continuò a suonare nonostante il naufragio e che i ricchi si spintonassero per lasciare la nave il prima possibile (stile Schettino), ma credevo fosse un racconto un po’ estremo della realtà.
Come al solito sbagliavo. Sono una perfetta cinica incredula!
Il fatto è che, se penso al Titanic, mi viene solo in mente Celine Dion e quei due con le braccia spalancate… talvolta mi dimentico che sia un fatto vero, realmente accaduto.
Ma poi si torna alla realtà! 😔(che anche stavolta a che fare con l’arte!)
Purtroppo tra i ricchi e famosi passeggeri della nave “inaffondabile” c’era anche un certo Benjamin Guggenheim, in vestaglia di seta che sorseggiando un bicchiere di brandy, moriva eroicamente cedendo il suo salvagente a una signora rimasta senza.
E qui inizia la mia storia….
La super donna di cui tratterò in questo post è proprio una delle figlie: tale Peggy Guggenheim!
Ereditiera di una delle più ricche famiglie Statunitensi. Avrebbe potuto passare la Sua vita a far niente godendosi Manhattan e lo shopping; ma il padre Benjamin non Le lasciò solo un mucchio di soldi, anche una sfrenata curiosità, una tendenza a rifiutare le convenzioni e soprattutto il continuo tentativo di voler far dimenticare la Sua bruttezza.
Non so perchè avesse questa idea di se stessa (in realtà era una donna molto bella) ma continuò ad avere la convinzione, per tutta la vita, di dover puntare tutto sull’ intelligenza in quanto, per essere belle, secondo la Sua teoria, era necessario innanzitutto essere intelligenti! (Io, per esempio, punto tutto sulla simpatia 😬).
In un primo tempo, decise di posticipare la frequentazione del college, per iniziare un lavoro nella libreria newyorchese Sunswine Turn, poi però abbandonò totalmente l’idea, partendo all’inseguimento dell’amore, per Parigi.(ah l’amore…😍)
In uno dei salotti e circoli organizzati dalla Sunswine, infatti, Peggy conobbe il Suo primo marito Laurence Vail, pittore squattrinato, appartenente al movimento dadaista, che Le diede modo di inserirsi velocemente all’interno della vita bohémiens parigina.
Ovviamente il matrimonio, dopo un inizio di passione cominciò ad avere qualche problemino, pare infatti che i due litigassero violentemente.
Proprio dopo una di queste liti, Peggy lasciò il marito e iniziò a vagare per il continente insieme ai due figli.
…e incomincia la seconda storia d’amore davvero importante per Lei…
A Saint Tropez conobbe John Holmes (👀😳 vi ricorda qualcuno?! No, non è lui!) scrittore alcolizzato con il quale inizia una relazione molto importante, ma che anche in questo caso finì tristemente. Holmes morì a causa di una crisi cardiaca a seguito di un intervento.
Così, nuovamente sola, andò a Londra e aprì, su consiglio di un certo Jean Cocteau…scrittore, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, disegnatore…etc…e dell’allora Suo amante Samuel Becket, la galleria Guggenheim Jeune.
E’ la prima di una lunga serie di collezioni che faranno di Lei una delle grandi sostenitrici dell’arte contemporanea.
Qui iniziarono ad esporre, ancora praticamente sconosciuti, artisti tipo Kandiskij, Tanguy, ma anche pittori più celebri come Picasso, Duchamp, Ernst.
Episodio curioso fu che a Londra, il direttore della Tate Gallery si rifiutò di riconoscere, davanti alle autorità doganali, come opere d’arte quelle che per lui erano solo cianfrusaglie da quattro soldi😱!
Ovviamente Peggy si impose com’era nel Suo stile fare e poco dopo oltre a dover riconoscere questi capolavori, il direttore perse il posto…😒
All’inaugurazione della galleria Peggy sfoggiò come orecchini due “mobile” (ossia sculture mobili di Calder) di fil di ferro, come omaggio a questo grande artista.
L’arte ormai, per Peggy, diventò una passione, anche grazie all’amicizia che stabilì con questi grandi personaggi, e uno diventò anche Suo marito: Max Ernst.
La galleria sfortunatamente , a causa della Seconda Guerra Mondiale, non andò molto bene e fu costretta a chiudere. (Peggy era ebrea)
Prima però decise di acquistare una delle opere di ogni pittore esposto e in questo modo si trovò a possedere quadri di Mondrian per esempio, o di Dalì o di Braque, o di Lèger…una collezione privata che diventò un vero e proprio museo.
Tornata a New York (a causa del progredire della guerra) inaugurò la galleria chiamata “Art of this century” e qui entrò a far parte della cerchia dei pupilli di Peggy anche Jackson Pollock.
Tra una cosa e l’altra, nel frattempo terminò anche il matrimonio con Ernst, quindi Peggy fece nuovamente i bagagli e tornò in Europa: a Venezia. La scusa fu di portare la Sua collezione alla Biennale, ma poco dopo acquistò Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande, dove trascorse il resto della vita.
Il Suo “museo” venne traslocato definitivamente in questa sede e nel 1949 aprì la Sua casa ufficialmente al pubblico: La collezione Peggy Guggenheim.
Le opere dovettero fare i conti, varie volte, con le inondazioni tipiche del luogo, specie quella famosa del 1966. In questa occasione furono salvate solo per un colpo di fortuna: i quadri si trovavano infatti a Stoccolma per un’esposizione!
Donò, infine, tutta la collezione e la Sua casa alla Fondazione Solomon Guggenheim (creata dallo zio anni prima) e morì a Padova all’età di 81 anni.
Le Sue ceneri sono tutt’ora a Palazzo Venier, seppellite in giardino dove Lei era solita seppellire i Suoi amati cani.
Sono andata lo scorso anno a visitare questo stupendo museo, la scusa fondamentale è stata la pioggia incessante, ma è stata una pioggia davvero fortunata, perchè mi ha dato l’opportunità di conoscere una donna affascinante, al punto tale che stasera sono qui a raccontare la Sua storia.
In quella casa, non ci sono solo esposti dei quadri, ma la vita di una donna spiazzante e determinata. Determinata al punto tale, che la bellezza che per anni ha inseguito, con il quale ha riempito la casa è diventata, alla fine, il Suo lasciapassare per l’eternità.
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