Le ballerine di Degas
Chissà quando in Degas nacque l’idea di cominciare a modellare l’argilla e la cera….?!
Dopo la Sua morte, negli atelier vennero trovate circa 150 piccole sculture. Solo alcune di queste erano nella condizione di sopportare il calco di bronzo e comunque soltanto dopo considerevoli riparazioni.
Le creazioni sono ballerine, ma anche interpretazioni di cavalli da corsa. Infatti proprio partendo da questi ultimi egli ha dato inizio ai lavori plastici. In più di una dozzina ne studia ogni possibile atteggiamento di movimento, inspirato agli impetuosi cavalli di Donatello nelle sculture rinascimentali.
Nel 1881 espone per la prima volta, una delle Sue opere: La Piccola ballerina di quattordici anni, suscitando varie reazioni.
Alcuni sono convinti che incarni “l’ideale della bruttezza” altri, in maniera opposta, che sia addirittura l’inizio della “rivoluzione della scultura”.
Ciò che stimola particolarmente i critici , è il fatto che Degas abbia vestito realisticamente la figura di un tutù di garza grigio-verde, di un nastrino per capelli di seta giallo e addirittura di scarpette di satin.
Dietro questa scultura non vi è affatto improvvisazione, ma bensì un lungo periodo di studio tramite una sequenza di disegni e un modello in cera rossa. Il risultato è talmente vero che “la ballerina, divenuta viva sotto lo stesso sguardo, sembra pronta a lasciare il suo piedistallo”.
Ma è proprio nel momento in cui Degas si lascia alle spalle tutte le critiche (negative e positive) che riesce a creare delle opere che non hanno precedenti nell’arte della plastica. Egli riuscendo a rovesciare le regole della scultura, in quanto per l’artista, la ballerina non rappresenta nient’altro che una figura snodabile che egli si impegna a studiare per avere la possibilità di rappresentare con il movimento.
Con il Grande Arabesco del 1892 (uno dei passi più impegnativi della danza) dimostra l’importanza del centro di gravità.
Degas riesce a fermare la ballerina tra la tensione estrema e la caduta.
Le ballerine si espandono nello spazio, si potrebbe dire che sembrano penetrarlo e di fronte alle pose accademiche le danzatrici appaiono quasi deformi.
Le sculture non vengono scolpite dal basso verso l’alto, ma sembrano costruite attorno ad un centro invisibile ed in base al volume e al baricentro, vengono spostate o estese, finchè la ragazza in questione non raggiunge un equilibrio…anche precario.
Questa Sua ricerca è chiara in Ballerina che si osserva la pianta del piede destro. La donna in questo caso, non rappresenta una danzatrice, piuttosto un insieme di articolazioni.
In equilibrio su una gamba, afferra il piede destro con la mano destra per esaminarlo, rimanendo stabile tra il movimento e la staticità della plastica.
Degas ha definito il suo modellare cavalli e ballerine come “l’opera artigianale di un cieco”, ma questa affermazione va presa un po’ con le “pinze”, poichè le opere sono state realizzate prima che la vista cominciasse a calargli sensibilmente. La scultura rappresenta, non tanto il suo problema di vista, quanto un aspetto della Sua incessante ricerca di espressione con l’utilizzo di mezzi diversi.
Durante la carriera ha cercato di trovare sempre una sorta di connubio tra grafica e pittura, disegno e pastello, scultura e fotografia. Senz’altro con la scultura egli ha raggiunto il culmine del percorso artistico.
Fatto sta che ogni qualvolta incontro un’immagine delle statue di Degas che rappresentano una ballerina, in una posa qualunque, non posso fare a meno di ricordare le ballerine dei carillon, che apri e iniziano a ballare sulle note di una musica improbabile….sembrano non voler smettere e nella leggerezza continuano, sperando di non essere nuovamente rinchiuse….
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