La Guerra e la Pace
Secondo la leggenda, se si cammina per quaranta giorni e quaranta notti attraverso il deserto del Sahara, si raggiunge addirittura Timbuktu…
Quanto vorrei essere proprio lì in questo momento…
(Timbuktu I love you!!!!)
La domanda è: vale la pena scappare in cerca di pace e poi tornare nel caos cosmico di sempre?
E chi lo sa….si esce fuori dall’acqua, si respira e poi si torna in apnea…forse è ora di imparare a respirare per trovare la pace…stop!
…Tous les jours e toujours…
Qualche week end fa, sono andata a Vallauris (nel sud della Francia), per visitare l’opera di Picasso “La guerra e la pace”.
Dipinto della cappella del castello del paese, mi sono ritrovata seduta sulla panca rotonda centrale e continuando a girare, cercavo di dare un senso ai personaggi che osservavo.
Ho pensato parecchio ai dolorosi ricordi che il geniale pittore doveva avere racchiusi in se stesso a causa della guerra appena passata: l’orrore dipinto nella Guernica, e in generale della grande tristezza vissuta e la ricerca di aria, di paradiso, di….Pace.
Cosa c’era nascosto nel Suo cuore?
In pochi tratti, Picasso sintetizza la crudeltà e la stupidità del conflitto. I colori accentuano, su di un lato, l’effetto voluto: il nero totale, il verde acido, il grigio, creano una freddezza interrotta violentemente da toni gialli, rossi e bianchi. Credo che questi colori caldi, proprio per il fatto di essere così discordanti rispetto all’insieme, contribuiscano ad accentuare l’aspetto funesto.
La figura dominante, su questo lato del dipinto, ossia il rappresentante di colui che porta morte, si riconosce attraverso alcuni attributi: la spada sporca di sangue e la gerla piena di teschi.
Il carro da guerra, i cavalli in lutto che “calpestano l’umanità”, esprimono la paura e l’idiozia, ma la forza di Picasso viene rappresentata attraverso il suo amore e il suo attaccamento alla vita.
Ad un tratto, infatti, la composizione si interrompe e si va a scontrare con un’altra parte, sempre nello stesso lato dell’opera, ossia la Pace.
Il pittore cambia addirittura la proporzione della immagine e i colori.
Le ombre vengono sostituite con la luminosità del cielo…un azzurro intenso su cui viene dipinto il difensore della Pace.
Si tratta di un giovane, con in mano una lancia e una bilancia, il simbolo della giustizia, e uno scudo a testimoniare la sua missione.
Quest’ultimo è ornato da una colomba e in trasparenza si nota un volto sereno di donna, quello della Pace, che porta a tutti felicità.
I lineamenti della donna appartengono a quelli della compagna del pittore: Francoise Gilot.
Sulla parete opposta, vi si ritrova un’armonia di colori chiari e luminosi che hanno la funzione di spiegare e rendere l’idea della Pace.
Troviamo un primo gruppo di figure, legate fra loro come da un filo invisibile che formano una triade pacifica. A simbolo di tutto ciò, vi è dipinta una donna che allatta il suo bambino,(simbolo del perpetuarsi della vita) un libro, un uomo che sembra porre sul fuoco un recipiente ed un altro uomo intento a scrivere: sembra di assistere ad una scena di vita quotidiana.
Al centro troviamo Pegaso, l’esatta antitesi dei cavalli neri della scena della guerra e il sole.
Il cavallo alato è proprio al confine, tra la scena statica della famiglia, e quella che segue ossia due donne che danzano, prigioniere dell’uomo in fondo, che suona il flauto.
Una delle due donne, punta il dito indicando una bilancia retta da un fanciullo dal volto sereno con in testa una civetta.(simbolo inequivocabile di saggezza)
L’asta della bilancia sostiene, da un lato una vasca colma di uccelli e dall’altra una gabbia piena di pesci, simbolo di un equilibrio fragile e sembrano quasi fare “pendant” con la gerla di fronte, del signore della guerra.
Certamente, già ad un primo approccio, come lo è stato il mio, La Guerra e la Pace, si impone all’osservatore con una potenza immediata che arriva dritto al cuore. Non ci vogliono particolari studi o conoscenze per arrivare a capire l’intento di Picasso ed è immediata la commozione.
La Guerra è orrore e stupidità, (di qualunque tipo si tratti: interiore o vera), la Pace è vita, gioia e felicità.
Il confronto con quest’opera e la Guernica è comunque inevitabile, ma forse (e questo è un mio parere) il contesto storico differente, fa sì che la Guernica dia quasi una sensazione di non speranza, se non nell’immagine della lanterna accesa, mentre La Guerra e La Pace mettano proprio in risalto le differenze di chi ha purtroppo vissuto le due realtà e sa bene da che parte vuole stare.
Che si tratti di guerra vera o interiore è sempre tremenda da vivere e non c’è soluzione intermedia…vi è solo una via d’uscita, la luce della pace.
Peace & Love,
Ele***😘😘🤗
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