Jazz…
Jazz…un libro, un capolavoro di un artista umile: Matisse…Henri Matisse! 😅
Ho letto che più un artista è grande,e più è direttamente proporzionale l’umiltà….
Ed è proprio attraverso un lungo e angusto percorso di lavoro di immagini per questo libro, che Matisse riuscì a mettere a punto la tecnica del disegnare con le forbici: ossia la tecnica del “papier decoupès”. Essa segna una svolta nella Sua arte, senza mai comunque abbandonare la pittura ad olio.
Iniziò nel 1931, ma solo attraverso una sorta di sperimentazione, con le due versioni dell’opera “La Danse”.
Attraverso questi ritagli, egli studiò la disposizione degli elementi sulla superficie, fissandoli con puntine.
Successivamente realizzò le “gouaches decoupees” (tradotto: tempere ritagliate) come, per esempio, l’opera Deux danceurs, e la Symphonie Chromatique per la copertina della rivista d’arte “Verve”.
Proprio quest’ultima risultò molto importante, perchè da qui iniziò l’avventura del libro.
Fu una vera impresa riprodurre gli accostamenti cromatici e la composizione del decoupage.
L’editore affidò il lavoro a Fernand Mourlot che stampò le immagini con la tecnica a pochoir, cioè “attraverso ventisei passaggi, uno per ogni colore”.
L’amico Teriade, editore della rivista Verve, rimase colpito in modo particolare da questo immenso lavoro,e convinse Matisse a creare un volume costituito solo da immagini di questo tipo accompagnate da piccoli commenti.
Nacque Jazz che non è possibile definire un libro illustrato, è bensì un “Libro d’artista”…un’opera d’arte in sè.
Matisse iniziò a lavorare seriamente a Jazz, nel 1943 pensando di intitolare l’opera “Le cirque” partendo dal Suo papier decoupè “Le Clown”, ma cammin facendo decise di allargare l’orizzonte, includendo tavole colorate inspirate a racconti o a ricordi personali di viaggi, come quello fatto a Tahiti.
Fu una decisione importantissima, significò infatti che l’artista non voleva assolutamente porre limiti ai contenuti…disse che le opere all’interno del libro dovevano far rispecchiare questo nuovo linguaggio artistico “immagini dal timbro vivo e violento….improvvisazioni cromatiche e ritmate”.
Pensò anche a come presentare le differenti opere, facendo in modo che la lettura visiva divenisse ottimale, separando, le une dalle altre, con differenti intervalli, creati attraverso pagine manoscritte e anche pagine bianche, necessarie per dare un senso al ritmo.
…da qui il nome “JAZZ”.
Questo lavoro così difficile, in realtà per Henri non fu altro che un continuo stimolo alla sperimentazione di questo nuovo sistema, comunque di fatto estremamente faticoso.
“Questo giocattolo da un soldo mi stanca … il mio essere si rivolta davanti alla sua importanza invadente!….mi ha stancato gli occhi”
L’opera terminò nella primavera del ‘44, la stampa fu ovviamente affidata a Mourlot.
Purtroppo la tecnica utilizzata precedentemente… a pochoir…si rivelò molto più complessa del previsto, e venne messa a punto, solo dopo tantissime prove.
Il libro venne pubblicato nell’autunno del ‘47, in duecentocinquanta copie.
Eposto a Parigi alla libreria Berés, ottenne uno straordinario interesse.
Matisse rimase, dentro di sè, insoddisfatto, e solamente in un secondo tempo si concedesse un giudizio favorevole.
Nonostante i suoi mille scrupoli relativi alla riproduzione, l’artista riuscì a riconoscere la potenza di questo lavoro.
Farei appunto un brevissimo giretto tra queste “pagine” …
Partirei proprio dalla copertina, in cui Matisse si limitò (se mi concedete questo termine) a scrivere il titolo: “JAZZ”.
Da notare è lo stile con cui lo dipinse: tratti spezzati e righe a zig zag che formano la parola.
Le prime facciate sono dedicate ad un inizio in cui ricompare la parola “jazz” scritta però in un corsivo tondeggiante e accompagnata da una linea decorativa che riappare molte volte nelle pagine successive.
Si entra poi nel vivo del libro con il frontespizio, creato con l’opera “Le Clown”, figura bianca decorata con tratti rossi. Essa si estende su fondo nero che a fianco ancora, prosegue con onde verticali su fondo giallo.
Per Matisse anche il nero è un colore e come tale è vivace pari agli altri.
Sopra e sotto vediamo fasce blu orizzontali e barrette bianche.
Sfogliare quest’opera è un onore e un fortuna, un insieme di meraviglie che, anche se non sono le originali di Matisse, donano all’osservatore il senso di questa tecnica nuova e questo grazie anche al Signor Mourlot …😜
Se penso alla musica Jazz alla sua stranezza, al suono delle trombe, del sax, del basso, del “cic e ciac” leggero della batteria, capisco quello che significa questo libro.
Nulla, in un’orchestra jazz è lasciato al caso, c’è un armonia perfetta che spesso i musicisti riescono ad ottenere solo guardandosi furtivamente negli occhi gli uni con gli altri.
Ebbene, anche in questo libro, si sente e si vede che nulla è lasciato al caso, che tutto è accerchiato da il ritmo…perfetto…come lo spartito di una musica Jazz…
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