Duchamp e l’intervista
Questa sera, vorrei condividere con Voi un’intervista, molto divertente rilasciata da Duchamp pochi mesi prima di morire, per la Bbc.
Era il 5 giugno 1968.
Il 2 ottobre 1968, (esattamente cinquant’anni fa) l’artista morì a 81 anni, dopo una serata trascorsa tra amici.
E’ importante specificare che in quel periodo, la sua reputazione non era la stessa di oggi, era senz’altro in risalita, ma si credeva che l’artista avesse completamente abbandonato l’arte per il gioco degli scacchi…sua grandissima passione!
Furono gli amici Robert Rauschenberg, Jasper Johns e John Cage a voler rilanciare il suo Ready-Made.
Joan Bakewell, l’intervistatrice del “Late Night Line-Up” venne a conoscenza del fatto che l’artista si trovasse Londra, a causa di una mostra presso la galleria Alecto (oggi non più esistente) e prese la palla al balzo, invitandolo alla sua trasmissione.
Era perfettamente conscia del carattere inconsueto di Duchamp, ma del resto, la sua era una trasmissione irriverente ed anarchica, per cui le persone strane e fuori da comune, erano senza dubbio, pane per i suoi denti.
La presentatrice andò ad accogliere l’artista all’ingresso dello studio e lo trovò in compagnia del suo primo ready-made : “Ruota di bicicletta”.
Nient’altro che il telaio di una ruota di bicicletta, incastrato verticalmente nella seduta di uno sgabello in legno.
Un’opera molto sui generis, ma dell’arte Duchamp amava soprattutto osservare gli occhi delle persone e le reazioni che in esse suscitava; la perplessità che faceva nascere nella gente, era per lui, motivo di soddisfazione .😝
La Bakewell dichiarò di essersi molto divertita ad intervistare un uomo così intelligente e di ottima compagnia: “Sorrideva sempre molto. Era molto affascinante, ed aveva lo charme di un francese. Non aveva fretta, non cercava di venderti un’idea, non stava promuovendo un suo punto di vista o altro; voleva solo condividere, e l’ho trovato molto cordiale.”
Fu una chiacchierata davvero particolare e l’intervistatrice riuscì a mantenere per trenta minuti un discorso. Duchamp rispose a tutte le domande, anche a quelle scomode, anche a quelle a cui molti si sarebbero rifiutati di rispondere… talvolta pareva prendere in giro il pubblico, pareva fosse tutta una beffa, invece no, era solo una conversazione tra “normali”.
Un’artista talmente eclettico che dopo tutte le domande riuscì solamente a concludere dicendo:”Quello di cui volevo parlare erano gli scacchi😳, sono un grandissimo appassionato e lei?!”.
Leggere per intero l’intervista è uno spasso…
Per esempio, alla domanda: “Ha mai assistito o è mai stato coinvolto negli eventi Dada o si è sentito in consonanza con essi?”
“Adoro gli eventi…ed è sempre divertente. La ragione per cui hanno avuto così tanto successo,…,è che interpretano la noia…è molto interessante avere usato la noia come mezzo per attrarre il pubblico. In altre parole, il pubblico va ad un evento non per divertirsi ma per annoiarsi (😉) è un notevole contributo a nuove idee, non trova?”🤣😂🤣😂🤣😂🤣😂
E qui si conclude l’intervista…con Duchamp seduto sulla poltrona in compagnia del sigaro, rivolgendo sguardi di apprezzamento all’intervistatrice.
Provò a ribadire:
“Sono un grandissimo appassionato di scacchi”…”io no, sono scarsissima” ci rimase male, gli sarebbe piaciuto farsi una bella partita.
Due anni prima di questa intervista, nel 1966, rilasciò un’altra intervista, filmata nello studio di Neuilly dal regista belga Jean Antoine e trasmessa solo dopo tre anni dalla televisione.
Vi riporto, qui di seguito, la prima delle domande…direi una “domandona”, al quale Duchamp rispose senza fare, come si dice, “una piega”.
“All’inizio e lei ha dipinto come chiunque altro, si è dedicato all’arte, poi è divenuto colui che Andrè Breton ha definito, l’uomo più intelligente del XX secolo. Ciò significa, visto che ha abbandonato la pittura, che secondo lei la pittura è diventata sinonimo di stupidità?”
“No, non segno di stupidità…per cominciare mi difendo un po’ dall’accusa di essere l’uomo più intelligente del mondo. E’ facile da dire per un altro, ma è difficile convincersi di esserlo, e faccio fatica a crederlo, perchè per cominciare bisogna dare alla parola… intelligente… il senso che aveva per chi l’ha detta, io non lo conosco, e ci sono trentasei modi di essere intelligenti. L’accetto perchè viene da Breton, di cui rispetto molto le opinioni, tutto qui.”
…per approfondire, vi rimando al “Giornale dell’arte” n.389…
A presto,
Ele***
Nessun Commento