Chagall: La Crocifissione Bianca
Un signore carino, l’altro giorno mi ha detto: “Quando entri in un quadro e poi esci, vedi la vita con gli occhi del quadro!”.
Vi capita mai di sognare e vedere una luce bianchissima e pensare “Oddio sarà la mia volta?!” E svegliarVi abbagliati da quella luce? A me capita abbastanza spesso…E’ simile alla luce di un dipinto emozionante di Chagall: “La crocifissione bianca”.
Il quadro parte da una macchia di colore bianco e dal fondo vengono a galla altre immagini. In questa opera, l’autore, è quasi onirico; disegna infatti le figure come nei sogni che talvolta sono velocissime e si accavallano.
Siamo nel 1938, l’anno della famosa Notte dei Cristalli.
Chagall era ebreo…
Il dipinto è il primo di una serie di opere sul tema della crocifissione e direi che è anche il più simbolico. Una denuncia alle persecuzioni in atto dai nazisti, alle deportazioni e alle ingiustizie causate dalla follia e dalla violenza dell’uomo.
Proprio perchè ebreo Chagall, in questo caso, non utilizza la croce come un simbolo cristiano, ma parte dalla croce come strumento di tortura, come fulcro di tutti i dolori del mondo. Proprio da questi dolori c’è qualcosa che ci aiuta. Dalla parte superiore della croce, infatti parte una scia di luce che fa diventare tutto quello che c’è intorno (croce compresa) bianco. Una sorta di energia che ci permette di reggere la crudeltà. Questa fascia luminosa, termina nel Menorah (il candelabro a 7 braccia). Proprio quest’ultimo elemento sembra dirci che c’è sempre qualcosa che ci può salvare e che ci può aiutare a vivere.
La sofferenza, viene sintetizzata, dall’uomo sulla croce. Egli pare addormentato, con la testa reclinata su un lato e gli occhi chiusi; il capo non è avvolto da spine, ma da un nimbo bianco; dietro la testa la scritta “INRI” è scritta in rosso, il colore del sangue, e con lettere gotiche che ricordano i pamphlet antisemiti dei nazisti.In vita è cinto dal Tallit (lo scialle della preghiera Ebrea). Tutt’intorno a Gesù scene di devastazione.
Innanzitutto in alto a destra, il bianco viene sporcato dal nero del fumo e dal giallo arancio delle fiamme che escono da una Sinagoga distrutta e si nota evidentemente, un soldato nazista esultare per aver dato fuoco. Sullo stesso piano, ma verso sinistra invece si notano delle persone (sembrano quasi anime) che piangono e pregano tra il fumo grigio. Sotto la Sinagoga sono ben notabili, l’Arca dell’Alleanza spezzata, i libri delle preghiere dati alle fiamme e il rotolo della Torah che sta bruciando.
E tutto un caos: un uomo attraversa le fiamme della Torah, una mamma scappa per portare in salvo il suo bimbo, un vecchio riesce a recuperare un rotolo rimasto intatto, un altro uomo cammina stremato con una targa bianca appesa al collo. Si vede poi una imbarcazione con sopra soldati disperati che chiedono aiuto, case rovesciate ed incendiate e da lontano l’Armata Rossa che sembra arrivare in soccorso completamente attonita di fronte allo spettacolo che si trova di fronte. Infine la scala appoggiata alla Croce…l’aggrapparsi a qualcosa, qualsiasi cosa, quando si attraversa un dolore atroce. In mezzo a tanta devastazione c’è il Cristo che accende sulla Croce una speranza, una rinascita.
E’ un quadro che sì, parte dalla tragedia Ebrea, ma può essere contestualizzato in ogni tragedia umana.
Oggi una donna mi ha detto che suo figlio sta morendo…mi è venuta in mente la luce bianca di questo dipinto che ho scoperto solamente venerdì, ma non ho saputo raccontarglielo…
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